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  a cura di Orazio Paternò
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L’ILLUSIONE DELLA SOSTANZA MIRACOLOSA

L’ESEMPIO DEL SELENIO

  

 

La sostanza parafulmine del giorno è il selenio. Perché parafulmine? Perché rappresenterebbe, nella vulgata dei media a caccia di sensazionalismo e del business delle pillole magiche, la classica panacea che spazzerebbe via tutti i mali e che ci proietterebbe sulla strada della longevità. Tutto al prezzo di un solo elemento, oggi il selenio, ieri la vitamina X, l’altro ieri l’antiossidante Y, sotto forma di integratore o di prodotto fortificato (vedi le patate al selenio). E’ un esempio di “alleggerimento cognitivo”: un problema molto complesso, come quello della salute e della longevità, che richiede una visione globale frutto di un grosso investimento in studio e ricerca (anche da parte del consumatore) viene ridotto ad una pillola magica che sopisca le nostre ansie e le nostre angosce nei confronti della morte e della malattia. 

In questo articolo parlerò del selenio e delle semplificazioni-equazioni che la parascienza pubblicitaria utilizza per spingere il supplemento del momento. I criteri per valutare la necessità vera o falsa del selenio si possono applicare a qualsiasi sostanza. Senza voler impegnare il lettore in estenuanti maratone di ricerca e verifica per ogni sostanza pubblicizzata, vorrei che però capisse quante e quali riserve si devono sollevare di fronte alle pillole della speranza.

 

CHE COS’È IL SELENIO E QUALI SONO I SUOI EFFETTI?

Il selenio è un minerale che si trova soprattutto nella carne e nel pesce, anche se è meglio assimilabile quello presente nei vegetali. Nell’organismo umano il selenio si trova per circa il 2% nella glutatione perossidasi. Il rimanente è legato alle globuline e a glicoproteine, tra cui la selenoproteina P (SINU). Gli effetti del prezioso minerale, incorporato in selenoproteine (come le perossidasi), sono diversi:

  • Attività antiossidante (viene incorporato nella struttura della glutatione per ossidasi e di altri enzimi che proteggono le membrane plasmatiche dai danni provocati dai radicali liberi)
  • Aiuta la funzione degli ormoni tiroidei
  • Aiuta la fertilità
  • Aiuta a prevenire alcuni tipi di tumore (prostata, polmone e colon)
  • Aiuta la funzione immunitaria (proliferazione e risposta dei linfociti T)


 
FATTA QUESTA BELLA CARRELLATA DI EFFETTI POSITIVI SULLA SALUTE (POTREI FARE LO STESSO PER TUTTI GLI ALTRI MINERALI)

DOBBIAMO CHIEDERCI:

 

  1. LO STESSO ALIMENTO HA LO STESSO CONTENUTO DI SELENIO IN AMERICA COME IN ITALIA O IN BELGIO?
  2. I MEZZI DI COTTURA INFLUENZANO IL CONTENUTO DI SELENIO?
  3. ABBIAMO VERAMENTE BISOGNO DI SELENIO?
  4. TROPPO O TROPPO POCO SELENIO, CREA DANNI? SE SÌ, QUALI?
  5. QUANTO SONO AMPIE LE SOGLIE DI TOLLERANZA (in eccesso o in difetto)?
  6. HANNO SENSO GLI INTEGRATORI O I PRODOTTI FORTIFICATI COL SELENIO?

 
 

PROBLEMA N.1:

LA STESSA PIANTA HA LO STESSO CONTENUTO DI SELENIO OVUNQUE?

 

Il selenio entra nella catena alimentare a partire dalle piante

l’assorbimento di selenio dipende da una serie di fattori:

-       tipo di suolo

-       pH del suolo

-       quantità di materia organica

-       attività dei microbi presenti

-       temperatura

-       umidità

Basta comparare due celeberrime granaglie, il grano e il riso, per capire che differenza esiste tra il grano inglese e quello canadese, in termini di contenuto di selenio. Il contenuto di selenio di una pasta americana è 9 volte più alto di quello della pasta italiana (D. Bressanini).

 

 

Tant’è che la provincia del Keshan (Nord-est della Cina) dove i terreni sono molto ricchi di un tipo di selenio NON biodisponibile è l’eponimo che configura una tipica malattia da carenza di selenio: la malattia di Keshan, cioè una cardiomiopatia tipica della popolazione di quella regione dove l’assunzione giornaliera media di selenio era di 10-15 µg (l’OMG raccomanda di non scendere sotto i 40 µg al giorno). Il problema è stato superato grazie ad una campagna di informazione promossa dal governo negli anni ’70 del secolo scorso.

Anche la Finlandia dimostrò una carenza di selenio e anche in questo caso ci fu un intervento del governo che impose un arricchimento dei fertilizzanti con selenio (1984)

L’alimento più ricco di selenio, le noci del brasile

 

 
Perché non risolvere tutto facendo scorpacciate di noci del Brasile? Intanto per la grande variabilità nel contenuto di selenio della stessa pianta. Di noci del Brasile ci sono diverse varianti con un contenuto di selenio che oscilla tra 0.4–158.4 μg/g. Tutti questi frutti hanno però un denominatore comune: sono ricchi del tossico bario o del radioattivo radio. Dimentichiamo la scorciatoia a base di noci del Brasile. Sempre ammesso di essere carenti di selenio…

 

PROBLEMA N.2:

LA COTTURA

Per andare oltre le tabelle. I cavoli, buoni portatori di selenio, ne perdono l’89% se sottoposti a cottura

 

PROBLEMA N.3:

ABBIAMO VERAMENTE BISOGNO DI SELENIO?

Il selenio è un minerale tanto prezioso, quanto insidioso se assunto per eccesso o per difetto. E non si parla di trascurabili effetti collaterali da carenza o da sovraccarico. La carenza cronica, come abbiamo visto, ha pesanti ripercussioni sulla salute del cuore, ma l’eccesso può portare a sviluppare il diabete di tipo 2 (M. Rayman).

Sul fabbisogno del selenio abbiamo due dati certi. Il suo fabbisogno giornaliero: circa 55 µg (1 µg è la milionesima parte del grammo). E la massima soglia di tolleranza giornaliera: circa 400 µg. Con un limite di sicurezza inferiore di 20 µg  (Istituto Superiore di Sanità, J Trace Elem Electrolytes Health Dis. 1989 ). Una forbice molto stretta trattandosi di microgrammi.

Detto questo, per stabilire se una persona ha bisogno di selenio, bisogna considerare:

  1. lo stato di salute dell’individuo
  2. quale funzione il selenio è chiamato a svolgere caso per caso
  3. che non tutti i tipi di selenio presenti nei cibi o negli integratori sono uguali
  4. qual è l’apporto di selenio tipico di quel paese o regione
  5. ammesso e non concesso che quella regione abbia suoli carenti di selenio, il soggetto potrebbe avere comunque una dieta ricca di selenio (pesce, aglio, cipolle, broccoli)
  6. eventuali scelte alimentari del soggetto: un vegano è un soggetto molto più a rischio di un onnivoro, dato che frutta e verdura presentano un basso livello medio di selenio (gli alimenti più ricchi di selenio sono le frattaglie e i pesci). Per esempio, il contenuto medio di selenio in 100 g di pesce lo si trova in 6,7 chili di patate o in otto etti di patate arricchite di selenio.  

 

  
Come illustrato dalla tabella in calce all’articolo l’Italia non presenta mediamente particolari deficit di selenio

  

SUL FILO DEI MICROGRAMMI…

Col selenio come con tante altre sostanze di cui i media propongono l’integrazione selvaggia un- tanto-al-chilo è bene non giocare, dato che le necessità sono infinitesimali (si parla di milionesime parti di grammo) e superare la soglia di tolleranza con l’alimentazione o l’integrazione è più facile di quanto si creda. Soprattutto se non vi è necessità. La Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) riporta casi di intossicazione per eccessi microscopici di selenio:

 

“Negli Stati Uniti sono stati riportati casi di intossicazione acuta da selenio in soggetti che consumavano selenio integrativo sotto forma di tavolette contenenti ciascuna 27,3 mg di questo elemento. La sintomatologia comprendeva nausea, vomito, dolori addominali, diarrea, perdita di capelli, fragilità delle unghie, neuropatia periferica (Helzsouer et al., 1985).
Apporti regolari di selenio di 3-7 mg/die con la dieta causano gravi intossicazioni. I segni clinici sono dermatiti bollose, alterazioni delle unghie, alopecia, anomalie neurologiche (parestesie, paralisi ed emiplegia), oltre al caratteristico odore di aglio nel sudore e nell’aria espirata, legato all’escrezione di un composto volatile dimetilato del selenio (CH3)2Se (Yang et al., 1983). L’escrezione di (CH3)2Se è stata osservata anche in persone che consumavano 1 mg di selenio al giorno da circa 2 anni.
Alterazioni del metabolismo del selenio si osservano a partire da apporti di 0,7 mg/die, e un principio di distrofia delle unghie a partire da 0,9 mg/die (Yang et al., 1989), per cui si raccomanda di non superare il livello di 450 µg/die (Commission of the European Communities, 1993)”

“TANTO MALE NON FA”…?

La maggiore studiosa di selenio, Mary Rayman, conclude una sua review pubblicata nel 2013 dicendo: “Basandoci sulle prove attuali, l’indiscriminato uso di supplementi di selenio in soggetti con un introito medio-alto di selenio non può essere giustificato e può aumentare il rischio di diabete di tipo 2. Capito? Assumiamo selenio per proteggerci da alcune forme di tumori, ma rischiamo il diabete di tipo 2. Tutto perché si vuol far passare l’idea che abbiamo tutti bisogno di selenio…

 

E’ NECESSARIO ARRICCHIRE I CIBI DI SELENIO?

IL PARERE DELL’EFSA

 

 

Sull’onda della moda di prendere la sostanza X, cantarne i ditirambi attraverso l’enunciazione dei suoi effetti fisiologici (veri) e dichiarando la morte prematura se non si integra (falso), troviamo i più disparati prodotti fortificati col selenio: pane, patate, aglio, cipolle, broccoli, funghi, birra, the verde…In Corea esiste un maiale denominato Selenpork (D.Bressanini). La patacca dell’integrazione/fortificazione indispensabile per tutti può essere spacciata per qualsiasi sostanza. Prendiamo ad esempio la vitamina A. Si prendono le sue funzioni dalla fisiologia, tra cui il ruolo epitelio-protettivo e l’essere costituente della rodopsina, pigmento visivo, e si traggono delle conclusioni strampalate: tutti ne siete carenti e se non assumete supplementi di vitamina A la vostra vista è a rischio. Così, senza sapere se quella popolazione o quell’individuo sono davvero carenti per quella vitamina e senza considerare gli effetti collaterali di un eventuale eccesso di vitamina A: mal di testa, vomito, desquamazione della pelle, eritemi, ragadi, anoressia, dilatazione delle ossa lunghe.

A questo servono istituti di ricerca come l’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare): verificare se i reclamizzati “claim salutistici”, cioè gli effetti benefici sulla salute, hanno una base scientifica. Si consulta la documentazione presentata dall’azienda e, parallelamente, lo stato dell’arte della ricerca medica relativa a quella sostanza. Gli esperti dell’EFSA hanno verificato che il selenio “protegge davvero il DNA, le proteine e i lipidi grazie alla sua funzione antiossidante. Quindi è corretto che il produttore lo dichiari sulla confezione” (D.Bressanini, Le bugie nel carrello-Chiarelettere 2013). Allora? Va bene integrare con supplementi e prodotti fortificati? Ragionando sugli introiti medi di selenio nella popolazione europea, no. In Europa basta il selenio assunto con la normale alimentazione. Quindi non è giustificata un’integrazione di selenio né si può, sulla base delle attuali ricerche scientifiche, affermare che integrare col selenio aiuti a proteggere il cervello, il cuore, la prostata e il sistema cardiovascolare. Le patate al selenio non ci faranno diventare più intelligenti né tantomeno avere un cuore più sano. Il produttore di integratori o prodotti fortificati può dire solo quanto verificato dalla scienza, cioè che “il selenio contribuisce alla protezione dei costituenti delle cellule dal danno ossidativo”. Ogni altra affermazione è giustamente considerata una minzione fuori dal vaso.

  

SELENIO IN ITALIA

In Italia la situazione si può definire sicura, dato che il consumo medio si attesta sui 43 µg, secondo le stime più basse.

I suoli più ricchi di selenio? Sardegna e Sicilia. Pavia la provincia con più selenio d’Italia.

 

SELENIO a KM 0…?

Il principio di consumare esclusivamente cibo locale, a km 0, nobile negli intenti ambientalistici, può rivelarsi una scelta poco corretta per la salute. Almeno nel caso del selenio. Vediamo perché attraverso i casi di Pavia e Novara.

Abbiamo detto che Pavia ha terreni ricchi di selenio. Un Pavese che consumasse molti prodotti locali di origine animale (gli animali ricavano il selenio dalle piante e accumulano molto più selenio dei vegetali) potrebbe superare facilmente la soglia di tolleranza di selenio.

Al contrario, la provincia di Novara ha terreni poveri di selenio. Un vegano novarese che consumasse solo vegetali del posto sarebbe a rischio di carenza (i vegetali sono già di per sé poveri di selenio)

 

CONCLUSIONI

LE CERTEZZE SUL SELENIO

 

 

1.     in media, in Italia e in Europa, la nostra alimentazione garantisce una quota di selenio superiore al minimo sindacale di 20 µg

2.     il selenio è sostanzialmente un antiossidante

3.     non esiste un rapporto di causa-effetto dimostrato tra integrazione di selenio e salute del cervello o del sistema cardiovascolare

4.     integrare selenio a caso rischia di fare danni, come esporvi al diabete di tipo 2, perché non è vero che “tanto male non fa”

5.     un’intossicazione di selenio è più facile di quanto non si creda, dato che si ragiona sul filo dei microgrammi

6.     il selenio, come tante altre sostanze spacciate per salvavita, può essere utile solo a carenza accertata

7.     come con tante sostanze già passate sul mercato degli illusionismi, anche col selenio la pubblicità mette in atto un’operazione di alleggerimento cognitivo: semplifica la vita della gente alla ricerca della pillola della felicità con un semplice prodotto già bello e confezionato. Salute garantita, chiavi in mano.

 

 

APPENDICI DI APPROFONDIMENTO

 

I FABBISOGNI DI SELENIO

 

 

FABBISOGNO GIORNALIERO

ADULTI

55 µg

GRAVIDANZA

60 µg

ALLATTAMENTO

70 µg

 

 

QUANTO SELENIO IN…?

 

ALIMENTO

CONTENUTO DI Se in 100 µg

Noci del Brasile

0.4–158.4 μg/g

Rognone, fegato

40-150 µg

Carni, pesce

10-40 µg

Cereali e derivati

10-80 µg

Latte e derivati

1-3 µg

Frutta e verdura

1-2 µg

 

 

ASSUNZIONE DI SELENIO NEL MONDO

(BR J NUTR 100: 254, 2008)

 


 

 

PROVINCE ITALIANE CON PIU’ SELENIO, IN ORDINE CRESCENTE:

 

  1. Agrigento
  2. Forlì
  3. Ravenna
  4. Rimini
  5. Rieti
  6. Ferrara
  7. Rovigo
  8. Nuoro
  9. Modena
  10. Bologna
  11. Cagliari
  12. Padova
  13. Pavia

 

Dario Bressanini “Le bugie nel carrello”, Chiarelettere 2013

 

 

 

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

 

           Navarro-Alarcon M, Cabrera-Vique C.

            Volume 408, Issue 19, 1 September 2010, Pages 4076–4084

  • Review- Free Radic Biol Med. 2013 Apr 16. pii: S0891-5849(13)00143-3.. Epidemiology of selenium and type 2 diabetes: Can we make sense of it? Rayman MP, Stranges S.
  • Review-Lancet. 2012 Mar 31;379(9822):1256-68. doi: 10.1016/S0140-6736(11)61452-9. Epub 2012 Feb 29.  Selenium and human health.

            Rayman MP.

            Selenium intake with diet in Italy: a pilot study.

           Stacchini A, Coni E, Baldini M, Beccaloni E, Caroli S.

 

  • Dario Bressanini “Le bugie nel carrello” Chiarelettere-2013
  • Katch, Katch & Mc Zrdle, “Alimentazione nello sport” , Casa editrice Ambrosiana-2001