ALIMENTAZIONE SPORT
DIMAGRIMENTO
  a cura di Orazio Paternò
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TEMPO DI DIETE, TEMPO DI BUFALE:

LA DIETA ALCALINA 

 

 
Un trionfo taumaturgico l'ultima riesumazione tra le mode alimentari che, guarda caso, promette mare, monti e la Luna messi assieme. Dal raffreddore al cancro, passando per malattie cardiovascolari, la sclerosi multipla, la colite ulcerosa, il morbo di Crohn, la spondilite anchilosante, l’artrite reumatoide, il lupus eritematoso e altre amenità, la "Dieta Alcalina" ritorna in gran spolvero dopo un periodo di oblio per offrire le sempreverdi pillole della longevità e della salute attraverso una soluzione semplice (modificare l'alimentazione) per gestire un problema complesso (la malattia e il sovrappeso).

Che cos'è la dieta alcalina

E' un regime alimentare che trova nei cibi più alcalini la sua cifra esistenziale: essi correggerebbero un viraggio del ph corporeo verso l'acidità e i danni relativi determinati da presunte "scorrette" abitudini alimentari, inquinamento e stress. Un ph acido pregiudicherebbe la salute ed ci esporrebbe all'aggressione delle malattie degenerative. Viene partorita l'equazione: cibi alcalini = salute. Il più celebre dei metodi alcalini, il metodo Kousmine di cui si parlerà tra poco, somma alla dieta alcalina e all'assunzione di bicarbonati e citrati (per alcalinizzare) macrodosi di vitamine ed enteroclismi (metodo per la pulizia dell'ultimo tratto dell'intestino). Dei rischi delle macrodosi vitaminiche si è già parlato nell'articolo relativo agli antiossidanti. L'enteroclisma viene usato in medicina solo a scopi diagnostici e per risolvere casi di stipsi. Il resto è mitologia. L'uso dei citrati e bicarbonati, soprattutto nello sport, verrà documentato più avanti. Intanto possiamo dire che i sistemi di regolazione dell'equilibrio acido-base del corpo sono piuttosto efficienti, tant'è che ci vogliono dosi esagerate di citrati perchè il Ph urinario si modifichi. Con tutti gli effetti collaterali legati a scorpacciate di citrati.

Breve storia

L'idea di prevenire e curare le malattie degenerative attraverso un alimentazione più alcalina nasce con la dott. Kousmine (1904-1992). Stress, inquinamento e stili alimentari "scorretti" sarebbero all'origine di uno squilibrio del nostro ph verso valori più bassi. Il sito italiano del metodo Kousmine descrive il metodo omonimo attraverso termini ed espressioni medicalizzate che dicono tutto e niente: "forti basi biochimiche, analisi scientifica del metabolismo in tutta la sua complessità, ricerca delle cause reali delle malattie, uso di tutti gli strumenti diagnostici e terapeutici che il progresso scientifico fornisce." Per scivolare sulla solita espressione magica, quell'avere "... in più una visione olistica dell'organismo". Si chiosa con le consuete "ricerche documentate da fonti scientifiche attendibili", senza citarle. Recentemente il principio della dieta alcalina è stato rimesso sul mercato grazie al libro di un certo Robert Young, il cui curriculum di studi si presenta quantomeno sospetto alla luce delle ricerche svolte dal sito ilfattoalimentare.it: "Robert O. Young ha ottenuto titoli accademici, tra i quali diverse lauree e un PhD in un'università telematica non riconosciuta, la Clayton College of Natural Health, chiusa nel 2010 in seguito ad una Class Action fatta dagli studenti che si ritenevano truffati. L’altro autore del libro è Shelley Redford Young moglie di Young di cui si conosce poco (fonte Wikipedia)".

   

I cibi SI' (alcalini) e i cibi NO (acidi)

Cibi alcalinizzanti: limone, lime e pompelmi (???), pomodori


  

 

Cibi acidificanti: riso bianco, latte, noci, zucchero, carne, caffè, bibite gassate

 

                     

 

 

 
Come vengono classificati i cibi dal dott. Young?

Semplicemente bruciandoli (processo simile al metabolismo dei cibi nel nostro organismo, dice il medico) e mescolando le ceneri all'acqua. Viene poi misurato il Ph della soluzione. Peccato che il corpo è un sistema più complesso di una soluzione di acqua e ceneri e possiede dei meccanismi di autoregolazione capaci di gestire il ph per mantenerlo entro limiti compatibili con la salute.

 
Il primo abbaglio

Proporre una dieta universale, uguale per tutti. Tutti noi siamo figli di progenitori che hanno visto plasmato il proprio DNA anche sulla base dell'ecologia alimentare e del materiale nutritivo che quel determinato ambiente offriva. Sulla base del territorio colonizzato ogni popolazione ha sviluppato, per selezione naturale, una diversa tolleranza a determinati regimi alimentari. Gli eschimesi Inuit della Groenlandia, obbligati ad una dieta iperproteica (dunque molto acida) a base di pesce e di foche hanno evoluto un organismo e un apparato escretore che ben tollera questo regime carnivoro, ma senza fibre, cereali, frutta e verdura. Lo stesso non si può dire di noi che se ci sottoponessimo a questo tipo di dieta saremmo vittime di pesanti effetti collaterali, pregiudicando la salute. Un regime alimentare che garantisca longevità e benessere ad un pescatore tradizionale giapponese abituato a mangiare pesce e alghe sarà diverso da quello di un pastore mongolo avvezzo a nutrirsi con latte, formaggio e carne di pecora. Ecco perché non esiste la dieta ideale, il pensiero unico alimentare buono per tutto il mondo.

 
Il secondo abbaglio

Attribuire la responsabilità delle peggiori malattie ad un singolo fattore, in questo caso il tipo di dieta. Ciò implicherebbe che chi non sceglie la dieta alcalina è destinato ad ammalarsi seriamente.   

 
Il terzo abbaglio

Qualità dei nutrienti. Così come viene proposta, la dieta alcalina, nella fattispecie quella nella sua più recente versione di Young, si presenta alla stregua di una dieta vegana, dato che vengono praticamente eliminati  carboidrati (no a pasta, riso, cereali e frutta eccetto limone, lime e pompelmo) e proteine animali (carne/pesce), dando il via libera solo a verdura fresca e legumi.

 

 
La vegana è da sempre stata bocciata dalla scienza (porta a gravi carenze di nutrienti e micronutrienti negli adulti, è criminale proporla ai bambini) e  contraddice tutti i principi alimentari della nutrizione ufficiale che vuole una distribuzione dei nutrienti in 55%-15%-30% (carboidrati-proteine-grassi) dando spazio a tutti i tipi di carboidrati e proteine (INRAN). Questa, sui dati clinici, è l'alimentazione più salutare. Sull'analisi comparata di tutte le alimentazioni adottate dall'umanità nel passato e nel presente la conclusione è che siamo onnivori, non vegetariani puri (Masin). Con tutte le specifiche peculiari delle varie popolazioni. Nemmeno gli scimpanzé, nostri più prossimi cugini, sono vegani. Il 10% delle proteine che assumono sono di origine animale. Tant'è che questi "pacifici" primati organizzano vere e proprie battute di caccia nei confronti di altre scimmie (colobi, cercopitechi) o piccoli ungulati. A cui aggiungono uova o piccoli rettili predati strada facendo.

 
Quarto abbaglio

La demonizzazione dei batteri e la fanta-fisiologia pret-a-porter. Uno dei trucchi per dare appeal e credibilità ad una dieta è quella di trovare dei nemici facili da identificare e che facciano da capro espiatorio, senza distinguo. Anche a costo di inserire delle corbellerie fisiologiche. Ecco che solo la digestione delle proteine animali produce acidi, come l'acido urico, ma le proteine vegetali no. Come se l'aminoacido X, sia esso animale o vegetale, avesse dei percorsi metabolici differenti. Inoltre i cibi fermentati come lo yogurt e il vino sarebbero veicoli di batteri, funghi, lieviti incompatibili con la salute. Più precisamente "i batteri possono mutare in lieviti, i lieviti in funghi ed i funghi in muffe", secondo la strampalata teoria. Strano, i lactobacilli dello yogurt sono utilissimi perché producono sostanze che fanno da cani da guardia (batteriocine) contro l'assalto di batteri aggressivi. Anche i carboidrati sarebbero nemici giurati della salute perché "prodotti di scarto acidi” che “causano la trasformazione biologica delle cellule sane del corpo in batteri e lieviti". Peccato che certi zuccheri siano alla base di uno dei principali processi di detossificazione da farmaci e altre sostanze: la glucuronazione.

 
Quinto abbaglio

L'introduzione dell'elemento "acqua" e il mito dell'alcalinità nello sport Anche l'acqua, ci dicono Young e i sostenitori della dieta alcalina, può influire negativamente sulla salute (senza dimostrazioni scientifiche serie) e solo le acque alcaline (contrapposte alle "esiziali" acque acide) hanno il nulla osta all'interno della dieta alcalina. In commercio strumenti molto costosi per alcalinizzare l'acqua. Che effetti produrrebbe l'acqua alcalina? Leggiamo da una delle brochure pubblicitarie del miracoloso prodotto: "Scioglie i residui acidi depositati nei tessuti, idrata velocemente il corpo, neutralizza i radicali liberi, ossigena il sangue, aumenta l'energia, pulisce il colon, migliora la resistenza allo stress, favorisce il mantenimento del peso ideale e la riduzione del grasso e della cellulite, regolarizza le funzioni intestinali, aumenta l'assorbimento delle vitamine e dei minerali". Una pletora di soluzioni miracolose tutte da dimostrare. Uno solo di questi effetti, la riduzione dell'acidosi del corpo, farebbe la fortuna degli atleti di resistenza in lotta contro gli effetti deleteri dei mutamenti dell'equilibrio acido-base.

Gli agenti alcalinizzanti nello sport

 

Il mito, quello dell'alcalinizzazione del sangue, si è sviluppato proprio in quegli ambienti sportivi dove l'acidosi è il primo nemico dell'atleta che compie sforzi aerobici-anaerobici molto intensi. Sin dagli anni '30 del secolo scorso si è studiata la possibilità di incrementare la performance atletica rinforzando l'abilità del corpo di tamponare i metaboliti acidi da sforzo grazie ad agenti alcalinizzanti come il bicarbonato di sodio o il citrato di sodio. Sforzi massimali compresi tra i 30 e i 120 secondi, ma anche nelle attività aerobiche di alta intensità, provocano un aumento dell'acidosi nel sangue dato che si innalza la concentrazione di ioni idrogeno e di lattato, la forma tamponata dell'acido lattico. L'acidosi blocca la contrazione muscolare. La prima difesa contro un accumulo intracellulare di ioni idrogeno è rappresentata dal sistema tampone bicarbonato-acido carbonico. L'idea era quella di incrementare le riserve di bicarbonato dell'organismo per migliorare la prestazione anaerobica ritardando l'abbassamento del ph intracellulare. L'annosa ricerca, al vaglio delle prove, ha dato risultati conflittuali nel migliore dei casi, sia per le dosi di bicarbonato utilizzate, sia per la grande variabilità dei protocolli. Tanta incertezza sulla performance, ma tanta certezza sui problemi gastrointestinali (crampi e diarrea) prodotti dal bicarbonato di sodio e che tendono ad annullare gli eventuali benefici. Una lancia a suo favore è stata spezzata dalla metanalisi pubblicata da Sports Medicine (Ottobre 2011) dove l'assunzione del bicarbonato è stata quantificata in 0,3-0,5 gr/kg di peso corporeo prima di prestazioni ciclistiche di breve durata ed alta intensità. Ma solo per ottenere un misero 1,7% di miglioramento della potenza.

 

Il sesto abbaglio



Il latte e i latticini alimenti acidi? Falso. Latte e latticini hanno un contenuto di amminoacidi solforati (ph basso) inferiore a quello della soia (Andrea Ghiselli, ricercatore INRAN)

 

Gli sponsor della dieta alcalina e dell'acqua alcalina

Nel 2008 si è tenuto a Milano un convegno sulla dieta alcalina dal titolo "ACIDOSI E PATOLOGIE DEGENERATIVE: IL RUOLO DELL’ACQUA ALCALINA IONIZZATA". Tra i relatori c'era il Dott. Luc Montagnier, partito bene nel campo della medicina quale scopritore del virus HIV nonché Nobel per la medicina nel  2008. Una carriera che ha subito una svolta ad U con la conversione all'omeopatia, cioè allo spaccio di acqua fresca. Nello stesso convegno troviamo altre figure dell' ambiente naturopatico-omeopatico. Tutto si spiega...

 

 

Bibliografia e sitografia

Katch, Mc Ardle- Alimentazione nello sport-2001, Casa Editrice Ambrosiana

http://www.ilfattoalimentare.it/dieta-alcalina-libro-acido-enzo-spisni-robert.html

http://www.albanesi.it/Alimentazione/Kousmine.htm

http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3195546/#sec1

http://farmacia.frm.uniroma1.it/didattica/att/5c85.7983.file.pdf

Int J Sport Nutr Exerc Metab. 2010 Aug;20(4):307-21.

Increased blood pH but not performance with sodium bicarbonate supplementation in elite rugby union players

J Strength Cond Res. 2010 Jul;24(7):1834-42.

The effect of sodium bicarbonate ingestion on high-intensity intermittent running and subsequent performance

J Strength Cond Res. 2005 Feb;19(1):213-24.

Review: Sodium bicarbonate and sodium citrate: ergogenic aids?

Sports Medicine,  2011 Oct 1;41(10):801-14.

Effects of Acute Alkalosis and Acidosis on Performance: A Meta-Analysis