ALIMENTAZIONE SPORT
DIMAGRIMENTO
  a cura di Orazio Paternò
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CALORIE, UNA CARTA D’IDENTITA’

PERCHE’ DISTINGUERLE?

 

 
“Tutte le calorie contano”, lo dice uno spot della Coca-Cola. Ma contano tutte allo stesso modo? Dipende…Se la fisica non distingue una caloria dall’altra, la fisiologia del corpo umano opera in modo complesso. Ragionando solo dal punto di vista energetico, 500 Kcal provenienti da un gelato al cioccolato non differiscono da 500 Kcal provenienti dall’anguria, o dal formaggio, da una pizza con peperoni o da un panino imbottito. Resta fermo il principio di conservazione dell’energia, per cui le calorie in eccesso vengono trasformate in grasso. Tuttavia, l’impatto dei cibi sulla capacità di immagazzinamento del grasso è diverso, sia per qualità dei cibi che per tempistica di assunzione. E va ben oltre il mero conteggio calorico. In nutrizione è poco credibile pensare che ci sia un principio lineare che regola il bilancio energetico di tutto quello che mettiamo in bocca. Per cui, anche un menù apparentemente corretto sotto il profilo della quantità delle calorie, rischia di diventare, per qualità, un silenzioso traghettatore verso il sovrappeso. Vediamo perché, con alcuni esempi

  

  1. Carboidrati (o zuccheri). Una volta assorbiti e ridotti a glucosio, vengono gestiti da un ormone, l’insulina, che ha una spiccata tendenza a trasformare il surplus zuccheri in grasso. Alcuni carboidrati evocano una risposta insulinica più spiccata di altri. Attenzione agli zuccheri normalmente aggiunti alle bibite o a tante merendine/barrette  energetiche. Sciroppi di glucosio, di fruttosio e mais sono zuccheri che evocano produzioni massicce di insulina. Ancor più del saccarosio, lo zucchero bianco da cucina. E il grasso lievita. Eppure gli zuccheri forniscono tutti le stesse calorie (4 Kcal/gr). I produttori hanno elaborato 50 nomi diversi (alcuni incomprensibili) per infilare gli zuccheri nelle bibite. Magari facendole passare per “light”

 

   

  1. Carboidrati e muscoli. Anche un modesto apporto di carboidrati può rivelarsi svantaggioso per la linea e la salute se avete pochi serbatoi (cellule muscolari) in cui stipare gli zuccheri 
  1. Proteine e digestione. Un pasto proteico aumenta leggermente le calorie spese per la loro digestione. Con un biilancio calorico d’uscita diverso da quello in entrata. Purtroppo questa proprietà termogenica delle proteine non è così significativa da aiutarci a dimagrire
  2. Proteine e insulina. Anche le proteine sono un richiamo per l’insulina, soprattutto quelle dei latticini. E’ recente la scoperta del “carico insulinico” degli alimenti in cui latte, yogurt e formaggi fanno la parte del leone. Meno “insuliniche” sono le proteine della carne o del pesce. Eppure le proteine forniscono tutte le stesse calorie (4 Kcal/gr)
  3. Grassi e insulina. Anche i grassi entrano nel circolo vizioso dell’insulina, in particolare i famigerati grassi idrogenati (merendine, patatine, cioccolate solubili da macchinette…) sono i migliori amici dell’insulina
  4. La tempistica. Mangiare 100 gr di carboidrati la mattina o la sera ha un impatto diverso sulla linea. Le calorie restano le stesse, ma assumere carboidrati la sera accende la riposta dell’insulina (ormone ingrassante) e spegne quella glucagone (ormone dimagrante), attivo soprattutto durante la notte. Inoltre, la risposta insulinica-ingrassante sarà ancora più pronunciata se il carico glicemico del carboidrato assunto è alto.  Ancora una volta il numero delle calorie passa in secondo piano rispetto alla carta d’identità delle stesse e alla tempistica di assunzione
  5. Verdura, fibre e assorbimento. Forniscono poche calorie, ma, soprattutto, contengono le fibre, veri e propri spazzini di grassi e di zuccheri che, in parte,  si trascinano nelle feci.
  6. Verdura, frutta ed equilibrio acido-base. Oltre a fare da diga sulle calorie effettivamente assorbite, questi alimenti esercitano anche un’importante azione tampone sull’azione acidificante di carboidrati e proteine, salvaguardando l’equilibrio acido-base e impedendo un pericoloso viraggio verso uno stato cronico di acidità, foriero di malesseri generici, cellulite e sovrappeso. L’acidità è amica del cortisolo, un ormone indispensabile alla vita se prodotto per brevi periodi. Ma nemico della salute e della linea se prodotto a corrente continua per tutta la giornata (cattiva alimentazione in qualità, quantità e tempistica, stress, sedentarietà o esagerata attività fisica, soprattutto la sera…)

 

 

 

CONCLUSIONI

 

E’ del 1880 il principio dell’isodinamica, per cui tutte le calorie sono uguali per il nostro organismo. Oggi abbiamo capito che l’organismo umano supera in complessità un semplice principio fisico. E che il mantenimento di linea e salute è multifattoriale.

Se la linea fosse solo frutto di un somma algebrica di calorie, ad un consumo giornaliero di 2000 Kcal potrei far fronte assumendo 1 kg di bistecca di manzo, oppure 500 gr di zucchero da cucina (saccarosio) o 650 gr di patatine fritte…Bisogna mangiare un po’ di tutto, senza demonizzare intere categorie di alimenti, ma privilegiandone alcuni, con un occhio personalizzato alla loro distribuzione nel corso della giornata, al controllo serale dell’insulina, al contenimento della produzione giornaliera di cortisolo e al mantenimento della fisiologica produzione degli altri ormoni (testosterone, Gh e glucagone in primis), all’equilibrio acido-base, all’intensità dell’attività fisica praticata e al momento della giornata in cui si fa sport. Alcol, fumo e sedentarietà danno il colpo di grazia.

           Ad multos annos!

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